RECENSIONI


Birdman, di Alejandro Gonzales Inarritu

Alessandra Frati recensisce Birdman, regia Alejandro Gonzales Inarritu, attore Michael Keaton, direttore della fotografia Emmanuel Lubezki.

n. 53 aprile 2015

 


Il film di Inarritu, Birdman, l’inattesa virtù dell’ignoranza, sembra alludere nel titolo allo spiazzamento generato da un evento fuori senso, che eccede la prevedibile sintesi dialettica di elementi contrapposti. Pare che in amore (va in scena una pièce teatrale tratta da un testo di Raymond Carver) si possa dire la verità solo mentendo, ignorando i fatti che lo rendono possibile; così Amore è portato sul palcoscenico, è affare di palcoscenico, luogo ideale per svelarne le imposture e i fraintendimenti; c’è un copione a cui le parti dovrebbero attenersi, ma già durante le prove inaspettatamente qualcosa eccede il senso, fa da resto, e tradendo le aspettative, lascia disorientati gli spettatori; alla prima, infine, la verità su amore irromperà in scena, e il suo giudizio resterà senza appello, come lo spettacolo resterà senza repliche. Cos’è amore, se non desiderio umano, desiderio dell’altro, scambio di beni, di parola, dove qualcosa tuttavia rimane sempre indicibile, fuori di metafora? L’uomo di desiderio, come il protagonista, è colui che pur di perseguire il suo desiderio accetta tutto il bene e tutto il male che ne può derivare; è pronto a patire sofferenze, a tradire, a mentire per trarre godimento da un bene che ha intravisto nelle pieghe dell’altro. Il paradosso, la tragedia dell’uomo di desiderio è che, pur desiderando, manca di sapere, è cieco al suo stesso desiderio; si appella all’altro, come se il suo desiderio dipendesse dalla volontà e dal desiderio dell’altro. Ogni uomo interpreta l’amore, ciò che l’altro gli chiede, a modo suo, e legge nelle increspature dell’amore, attraverso lo scambio invertito di messaggi, la sua verità. Tutti vogliono restare sul palcoscenico o scambiarsi doni sulla piazza del Mercato, pur di scongiurare l’uscita dalla comunità dei viventi, la morte simbolica, la follia che nel film, prende voce e sembianze di Birdman, l’alterego del protagonista, uccello dotato di forza e poteri soprannaturali. In lui il desiderio va fino in fondo, basta compromessi, basta ossequi in risposta all’appello “tu sei questo”; perché all’uomo di desiderio non importa tanto che il suo oggetto si sveli inconsistente, che continui a ignorarne la natura, piuttosto che la sua posizione di soggetto desiderante venga mantenuta in ogni caso, e se il desiderio è l’impossibile, perseguire quest’ultimo sarà la bussola che orienterà il suo comportamento. Nel suicidio, il protagonista si pone fuori dall’umano oltre il simbolico, attraversa l’immaginario e sprofonda nel reale; uscendo di scena, si sottrae alla richiesta dell’Altro, non c’è più bene da riscattare, che valga la parola, la vita. Nel film ciascun personaggio (l’ex tossica, il cinico realista, l’isterica insoddisfatta), interpretando un ruolo sul palcoscenico come nella vita (ma non sono forse la stessa cosa?), scende a patti con il proprio desiderio; cerca l’oggetto che ne è causa, maneggiando il proprio sintomo. Anche il protagonista sfida il destino, si affanna nel liberarsi da un personaggio (Birdman) che lo ha reso celebre, ma che lo ingabbia in un passato che non vuole più; tentando la sorte su un’altro palcoscenico, alla ricerca finalmente della verità della sua posizione soggettiva si illude di trovarla in un ruolo nuovo, quello di attore di teatro acclamato: ma tutti i ruoli sono tali, catene metonimiche di una stessa mancanza, disidentità, a cui si resta annodati, in attesa di una nuova chiamata. Di fronte alla parodia della sua vita, sul palcoscenico come nella realtà, l’unica soluzione praticabile gli sembra allora quella di accettare fino in fondo la verità del suo desiderio, un desiderio che non è addomesticabile in una soggettività sentita vuota e messa in scacco dalla richiesta dell’Altro. Lo specchio che restituisce al protagonista l’immagine di una “libbra di carne”, di un naso nuovo rifatto a guisa di uccello, come in un’intuizione trascendentale, gli dà la forza di mettere in atto la sua decisione: sarà per sempre Birdman, la creatura soprannaturale, dai poteri ultraterreni, accettandone le conseguenze.

Noi comuni mortali invece non oltrepasseremo quel limite, non ci addentreremo da vivi nel territorio dei morti, continueremo a pensare l’impossibilità del desiderio, traducendo le domande sull’amore in un sapere dove al posto delle cose inconoscibili e indecifrabili, anche oscene, fuori da ogni rappresentazione, metteremo le parole, unico ausilio per vivere e accettare la nostra esistenza umana.




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