RECENSIONI


Due opere sui fantasmi tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento: Schiller e Nicolai

Giampaolo Lai presenta Geisterseher, di Friederich Schiller, del 1787-1789, e A memoire on the Appearance of Spectres or Phanthoms Occasioned by Disease, with Psychological Remarks, di Friederich Christoph Nicolai, del 1799.


Due opere sui fantasmi tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento: Schiller e Nicolai

Giampaolo Lai

Sono veramente tante le vicende terrestri e le persone viventi che affollano lo scorcio del 1700 e l’inizio del 1800, come se si fossero date appuntamento consapevole su uno scenario pieno di luce. La presa della Bastiglia. Il processo e la testa tagliata dei re. L’ascesa di Napoleone. La dissoluzione di monarchie e la creazione di nuove monarchie. La pubblicazione della Critica della ragion pura. La fine dell’illuminismo e l’apertura del positivismo. Si direbbe che per riempire il palcoscenico non ci fosse bisogno di aggiungere le vicende ultramondane delle persone morte che ritornano, di fantasmi, ghost, Geister, ghost-seer e Geisterseher, ovvero apparizionisti. Invece, i libri e i dibattiti erano numerosi e appassionati sul tema dei morti che ritornano, dei fantasmi che appaiono. Nessuno sembrava mettere in discussione il fenomeno delle apparizioni di fantasmi e spettri e visioni. Le discussioni vertevano su che cosa i fantasmi fossero e da dove venissero. Nelle riposte ai quesiti troviamo all’opera i procedimenti di riduzionismo e di estensionismo di cui ci stiamo occupando all’Accademia. Particolarmente significative in questo senso sono due opere che ora presenterò. La prima è il romanzo incompiuto di Friedrich Schiller, Geisterseher, pubblicato su un periodico, Thalia, tra il 1787 e il 1789, e tradotto in inglese con il titolo di Ghost-seer, nel 1894. La seconda è una conferenza presentata da Friedrich Christoph Nicolai alla Società Reale di Berlino il 28 febbraio 1799 e tradotta in inglese nel 1803, con il titolo A memoire on the Appearance of Spectres or Phanthoms Occasioned by Disease, with Psychological Remarks.

Quanto al romanzo di Schiller, il lettore viene a sapere dalle carte del Conte O una storia intricata e straordinaria. All’inizio, il conte O rende visita, durante il Carnevale di Venezia, al Principe di ---, terzo nella linea ereditaria al trono, che aveva conosciuto durante il servizio militare. Una sera, mentre passeggiano mascherati tra la gran folla pure mascherata di Piazza San Marco, si accorgono di essere seguiti da uno strano personaggio, in un costume di Armeno, il quale sparisce poi tra la folla, per ricomparire seduto accanto al Principe. Quando il Principe dice al Conte O: «Sono le nove passate, vieni, stavo dimenticando che sono atteso al Louvre», l’Armeno si rivolge al Principe chiamandolo per nome – non si sa come l’avesse appreso, data la vita ritirata che il Principe conduceva – e gli dice: «Mi congratulo con voi, Principe, poiché egli è morto alle nove». Si alza e sparisce. Qualche giorno dopo, il Barone F, uno del seguito del Principe, arriva con una lettera listata a lutto nella quale il Principe viene avvisato che suo cugino, uno dei due Principi che lo precedevano nella linea ereditaria di diritto al trono, era morto. E quando era morto? Alle 9 del mercoledì della settimana precedente, proprio quando l’Armeno si stava congratulando con il Principe. Come era stata possibile la predizione dell’Armeno? Si era trattato di un trasferimento del pensiero, come allora si diceva, piuttosto che di telepatia? Di una informazione sovrannaturale? Di un trucco, messo in atto dall’Armeno? La storia diventa via via più complicata. Il Principe e il Conte O incontrano un siciliano, negromante o ciarlatano, che fa pensare a un veggente o a Cagliostro, il quale richiama in vita un amico deceduto del Principe durante una seduta gotica, con tanto di buio nelle stanze, di specchi, di lanterne magiche, di svenimenti, di Ufficiali dell’Inquisizione, di teste tagliate, di accuse di apostasia, di conflitti tra cattolicesimo e protestantesimo, di credulità e di scetticismo quanto ai fenomeni meravigliosi che si succedono, di una bellissima fanciulla che appare nella penombra delle chiese, per poi sparire e riapparire al braccio dell’Armeno. L’Autore, evidentemente seguace dell’illuminismo, attraverso il suo porta parola Conte O, si dà molto daffare in una pignola opera decostruzionista, per smontare ogni credenza nel soprannaturale, e per ricondurre tutto il meraviglioso, al qual le menti ingenue o sognanti o dedite a una dolce malinconia possono prestar fede, ai trucchi di furfanti, naturalmente italiani, naturalmente siciliani, in una Venezia piena di persone doppie, mascherate. Ecco, per quanto riguarda il tema che ci interessa, l’atteggiamento di Schiller possiamo chiamarlo riduzionista, in quanto riduce tutto ciò che appare contraddire le leggi della natura, attraverso il disvelamento degli stratagemmi degli imbroglioni a favore dei creduloni, lo riduce al paradigma della natura, delle leggi di natura. Al contrario, chiamiamo estensionista l’atteggiamento del Principe nelle sue scorribande notturne in una Venezia piena di crapuloni, che si apre alla credenza che lo spirito del cugino morto a distanza possa apparirgli proprio nel momento di crisi per avvisarlo della sua morte, o alla credenza che un avventuriero siciliano possa metterlo in contatto con un amico deceduto, o che la fanciulla di incomparabile bellezza apparsagli gli sia inviata da un mondo sovrannaturale.

D’altronde, a questa discussione sui fantasmi, partecipano in quell’epoca spiriti illustri. Immanuel Kant, non solo pubblica nel 1781 la Critica della ragion pura. Nel 1766 ha scritto Träume eines Geistenseher (Dreams of a Spirit-seer, Sogni di un visionario), testimoniando l’ampio interesse in Germania e in Europa per i fenomeni occulti. Il castello di Otranto, The castle of Otranto, di Horace Walpole, considerato il capostipite dei romanzi gotici fu scritto due anni prima, nel 1764. Nella corrente gotica e occulta fu coinvolto pure Schopenhauer con il suo scritto Über das Geistenseher (Essay on Spirit-seeing) del 1851, che ebbe un enorme influenza specialmente negli Stati Uniti. Il filosofo di Danzica si avventurava a dire che chiunque mettesse in dubbio i fenomeni del magnetismo animale e della chiaroveggenza, non doveva essere chiamato uno scettico, ma un ignorante. Comunque, dalla metà del 1800, stava già prendendo uno sviluppo enorme e inarrestabile la Society for Psychical Research, con ramificazioni in tutto il mondo e con la capacità di attrarre nel suo comitato e tra i suoi iscritti le maggiori personalità, come Arthur Conan Doyle (che avrebbe scritto History of spiritismStudi sullo spiritualismo, nel 1920), William Gladstone, (ripetutamente primo ministro in Inghilterra),  Robert Louis Stevenson, William James, William McDougall (studioso della psicologia dei gruppi, vicino a Jung e Freud, fu anche Presidente della Società), Henry Bergson, Sigmund Freud, Gustav Jung. Ma anche la Society for Psychical Research, che si occupa da oltre un secolo e mezzo dei fenomeni di telepatia (che pone il problema dei fantasmi dei viventi accanto ai fantasmi dei morti che ritornano), apparizione di fantasmi, scrittura automatica, case infestate da fantasmi, lo fa con spirito riduzionista, nel senso che attribuisce questi fenomeni, per lo studio dei quali richiede apparecchiature di controllo e verifica spesso sofisticate, li attribuisce all’attività della mente, del funzionamento psicologico delle persone. La Society for Psychical Research evita di venire implicata in considerazioni soprannaturali per concentrarsi invece su una dimensione scientifico-naturalistica.

Quanto a Nicolai, si tratta di un filosofo e libraio berlinese, che nel 1799 legge una conferenza dal titolo – come sarà tradotto in inglese poi –  A memoire on the Appearance of Spectres or Phanthoms Occasioned by Disease, with Psychological Remarks. La conferenza è basata in gran parte su sintomi che il relatore ha osservato in sé stesso. In seguito alla diagnosi di violente manifestazioni di vertigini, conseguenti allo studio eccessivo, Nicolai aveva cominciato a essere sottoposto presso lo studio di un medico, due volte all’anno, a salassi. Avendo una volta dimenticato l’appuntamento stabilito, durante un periodo critico ebbe la visione di una persona morta, quando stava con sua moglie la quale, interrogata, disse di non vedere niente. Simili apparizioni lo ossessionarono per i giorni a venire, arrivando addirittura a parlargli. Allora ricorse al medico, il quale lo sottopose a un nuovo salasso, applicandogli nel contempo all’ano delle sanguisughe. Il risultato fu immediatamente eccellente. Riflettendo sulla sua avventura, Nicolai cercò di distinguere le apparizioni di fantasmi da fenomeni che possono manifestarsi presso i malati mentali, i superstiziosi, o gli amanti del meraviglioso. Come dice il titolo della sua memoria, li fa dipendere da malattie fisiche. Cioè procede a un riduzionismo naturalistico.

Della medesima epoca, per spiegare questi fatti, erano in auge le teorie delle illusioni spettrali, che più o meno spiegavano le apparizioni come «ripetizione di impressioni esterne», attraverso la quale un ricordo visivo potrebbe essere rianimato attraverso i sensi periferici. Sempre nelle medesime teorie appare la tesi secondo la quale «le apparizioni non sono altro che idee, o immagini mentali rievocate, che sono state rese così vivide come impressioni attuali». Ma se voi rileggete bene queste formule, vi accorgete che non spiegano minimamente il fenomeno di cui si occupano, non più che le formule retoriche di un ministro del Tesoro che cerca di spiegare perché le finanze dello Stato vanno male. Non meno oscure delle formule del medico di Molière che declama al padre di una ragazza muta una serie di parole latine senza senso concludendo Et voilà pourquoi votre fille est muette.




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