ALGORITMI



Protocollo per una conversazione con pazienti malati di Alzheimer o Parkinson

Protocollo per una conversazione con pazienti Parkinson o Alzheimer.

 

L’algoritmo etico o pratico del conversazionalismo.

 

Giampaolo Lai

 

Ci sono alcune regole semplici, che prima di tutto fanno parte della cortesia conversazionale in genere, la quali ci sono sembrate utili sia per condurre una conversazione professionale, sia perché possono costituire un modello comune di riferimento, per una eventuale successiva comparazione, agli operatori che si accingono a una ricerca. Elenchiamo le regole in questione, fornendo per ciascuna alcuni esempi nei quali il terapeuta le osserva o le trasgredisce.

 

Regola 1 teleologica: nella situazione di una terapia conversazionale, il conversante cerca in ogni momento, con tutti gli strumenti teoretici, etici e tecnici a sua disposizione, di costringere la situazione conversazionale nei vincoli intuitivamente più adatti perché il paziente parli, parli il più a lungo possibile, parli il più felicemente possibile.

 

Regola 2 normativa: arrangiare la situazione di apertura della conversazioni nei modi più adatti perché il paziente inizi a parlare il meno infelicemente possibile, il più felicemente possibile.

 

1 Chiara: Buongiorno signora. Mi presento, mi chiamo Chiara Barni, sono laureata in psicologia e sto collaborando a una ricerca, quindi mi piacerebbe parlare un po’ con lei di come trascorre la giornata, dei fatti della sua vita, dei suoi ricordi.

1 Roberta: Eh, ‘un son ricordi belli.

2 Chiara: Non sono ricordi belli.

 

Regola 3 normativa: mantenere aperta la conversazione avviata.

 

Giandomenico arriva al suo quarto appuntamento, come ai precedenti, accompagnato dalla moglie, una signora dall’aspetto giovanile, alta, eretta nella persona, affabile ma severa, senza sorriso. Giandomenico mi saluta con un ampio sorriso, poi mi segue nella stanza, camminando per il corridoio a piccoli passi strascicati. Sulla soglia, la moglie mi porge un libro, scritto anni fa dal marito. Da qui comincia la registrazione.

 

1 Conversante (rivolto alla moglie) Ah, me ne aveva parlato la volta scorsa. Che bello. (rivolto a Giandomenico) Si accomodi.

1 Giandomenico: Sto. (intanto si muove con cautela verso il divano, si siede)

1 Conversante: Qui  non so se vuole togliersi il cappotto.

2 Giandomenico: No no va.

2 Conversante: Va bene così.

3 Giandomenico: Va bene.

3 Conversante: Questo dunque è il suo libro: “Ricordi di un medico chirurgo”.

4 Giandomenico: Chirurgo.

4 Conversante: Giandomenico Accardi.

5 Giandomenico: Io.

5 Conversante: E l’ha scritto, l’ha scritto, quando l’ha scritto, dov’è la data? il 1996.

6 Giandomenico: Eh era già, era già giovanetto venuto fuori.

6 Conversante: Era giovanetto venuto fuori.

7 Giandomenico: Spuntato:

7 Conversante: Come?

8 Giandomenico: Spuntato.

 

Regola 4 normativa: non fare domande.

 

24 Conversante: Ha ragione.

25 Annina: e così la madre.

25 Conversante: Ha ragione. Quanti anni ha suo figlio?

26 Annina: Oh, aspetti.

26 Conversante: Trenta, quaranta.

27 Annina: Più di quaranta.

27 Conversante: Più di quaranta. Quindi è proprio un adulto.

28 Annina: Sì, sì, sì.

28 Conversante: Ha dei figli anche lui, forse.

29 Annina: Un figlio.

29 Conversante: Sicché lei è nonna.

30 Annina: Eh, sì, quasi.

30 Conversante: Quasi.

31 Annina: Quasi. La memoria mi fa cilecca

31 Conversante: Sì.

 

Regola 5 normativa: il conversante eviterà di interrompere le frasi dell’interlocutore.

 

20 Ada: Ma io, d’altra parte, poi ci ho ripensato su questa cosa, io ci sono rimasta male anche per il gruppo perché avrei pensato che avessero (interrotta da Rachele)

21 Rachele: preso le tue (interrotta da Ada)

21 Ada: ma non tanto, ma comunque si fossero coinvolti, invece di stare lì a guardare avessero anche detto per (interrotta)

22 Rachele: A meno che non l’abbia concordato prima lei con il gruppo di dire (interrotta).

 

Regola 6 normativa: il terapeuta eviterà di completare le frasi sospese dei suoi pazienti.

 

32 Annina: La memoria mi fa cilecca, mi fa cilecca in questo, diciamo, non collocare molte volte le persone nella proprio, uhm

32 Conversante: contesto.

33 Annina: Bravo, nel proprio contesto, sì, è questo che volevo dire. Ma poi, qualche vuoto di memoria.

 

Regola 7 normativa: è bene che il conversante non interpreti, forse.

 

Regola 8 normativa: il conversante somministra frammenti della propria autobiografia.

 

Parliamo di somministrazione di autobiografia, in generale, quando il terapeuta, in risposta alla presentazione da parte del paziente di frammenti autobiografici, restituisce al paziente frammenti della propria autobiografia.

 

1 Annina: Cosa mi racconta lei, dottore, perché io non ho niente da dirle.

1 Conversante: Io cosa le racconto? Le racconto che sono stato a Bologna, la settimana scorsa (interrotto)

2 Annina (sovrapponendosi): Oh, bella Bologna. Io avevo il fratello di mio padre, medico, che viveva a Bologna, sì, e qualche volta andavo a trovarlo. Lo zio era figlio del rettore di, di, di Bologna, una persona degnissima, anche la famiglia, siamo stati invitati da loro a pranzo, è stata una, una, una bella deviazione di vita, più che, perché tutti si annoiano, perché se non si creano dei, delle uscite nella vita di una persona per evadere un po’, altrimenti è noioso, poi.

2 Conversante: E’ vero, è vero.

3 Annina: Anche per lei?

Conversante: Anche per me. Sì, sì.

 

Regola 9 normativa: il conversante restituisce all’interlocutore le figure logico-modali del suo testo.

 

Avvertenza: Delle regole elencate, solo la prima, il Postulato 1, è una regola costitutiva, nel senso che, se la si abbandona, non si gioca il gioco della conversazione conversazionale. Tutte le altre sono regole normative, per dire che, da ciascuna di quelle, di volta in volta, in funzione delle circostanze di una situazione, il conversante si può allontanare, pur continuando a giocare il gioco della conversazione conversazionale, anche se più o meno bene. Ciascuna delle varie regole elencate ha evidentemente un peso differente dalle altre. Alcune del resto appaiono come norme elementari di cortesia conversazionale. Altre invece sembrano giocare un ruolo decisamente più importante nella conversazione, come, in modo specifico, la restituzione delle figure logico-modali.

 

Trascrizioni delle conversazioni. La produzione di testi.

 

Le conversazioni prodotte tra paziente e terapeuta hanno mediamente la durata di trenta minuti. Vengono registrate. Si passa poi alla trascrizione. La trascrizione sarà meticolosamente fedele, nel senso che le parole verranno trascritte così come si colgono all’ascolto, in modo da mostrare in chi legge poi anche le parole spezzate, o le frasi interrotte o con altra forma che si distacchi dalla medietà standard. La lunghezza delle trascrizioni dipende dall’energia e dalla disponibilità del trascrittore. In media, diciamo che dovrebbero almeno essere lunghe quanto due pagine dattiloscritte, e prese nel punto (all’inizio o alla fine o altrove) che il ricercatore giudica dal suo proprio punto di vista più interessante. 

 

L’algoritmo teoretico o conoscitivo.

 

Una volta che le conversazioni sono state prodotte, sui testi trascritti si va alla ricerca delle forme foniche, FF, e delle forme logiche, FL. Provo a dare alcune indicazioni, ma su questa lettura, naturalmente, sono interamente disponibile sia a praticarla, sia a mostrare come si pratica ai ricercatori interessati.

 

I calcoli sulla forma fonica, FF, del testo. Quanto ai calcoli sulla forma fonica, FF, del testo, il conversante si limita a tre operazioni: il calcolo della distribuzione dei predicati, FF1; il calcolo del tasso dei nomi e del quoziente nomi/verbi, FF2; il calcolo delle parole e frasi ben formate, FF3. Tutti i calcoli in questione quantificano i distacchi, in più o in meno, per sottrazione o addizione, dei numerabili membri delle singoli classi di oggetti linguistici commisurati ai parametri della medietà standard, o grado zero, specifici per ogni oggetto linguistico. Proviamo a introdurre una tavola riassuntiva, il box FF1 n° 1, la quale consenta di cogliere, in un solo colpo d’occhio, tutti gli oggetti linguistici della forma fonica 1, FF1, che prenderemo in considerazione, e le rispettive medietà standard, con i gradi di distacco, per addizione e sottrazione, delle singole occorrenze. Le indicazioni del box, che possono apparire complicate, si mostrano in realtà molto semplici nella pratica.

 

Forma fonica 1. FF1.

 



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